iRobot: nati per la Luna, ora puliscono casa (ma trovano anche le mine)

iRobot: nati per la Luna, ora puliscono casa (ma trovano anche le mine)

Abbiamo incontrato Colin Angle, co-fondatore e CEO di iRobot: nati per andare sulla Luna i suoi robot sono diventati molto popolari tra le forze armate, le squadre di primo soccorso e i ricercatori. Il grande successo è arrivato però con i robot per pulire la casa. Nel futuro Colin vede sempre più robot per l'assistenza domiciliare a malati e anziani

di pubblicato il nel canale Scienza e tecnologia
 

Dalla luna, alle mine, alla ricerca scientifica

Da lì iniziò lo sviluppo di robot per applicazioni militari e di sicurezza, primo fra tutti un robot del 1996 dedicato alle operazioni di sminamento. Uno dei primi grandi successi fu la prima versione di iRobot PackBot, nato sulle base di una specifica DARPA per la costruzione di un robot tattico da esplorazione. Con il budget di $250.000 dollari stanziato per la presentazione del progetto i tecnici iRobot si presentarono alla commissione con un progetto in controtendenza: invece che puntare su un robot di grandi dimensioni, come avevano fatto le altre aziende, misero sul piatto un oggetto molto piccolo, tanto leggero da essere sollevato con una mano.

Un dispositivo tutto cingoli e dotato di due leve laterali per le operazioni di ribaltamento, utili anche, nelle mani di un pilota esperto, per salire una scalinata. "Interessante, ma non funzionerà mai" fu la reazione della commissione. A quel punto, Colin a i suoi aprirono la valigia e estrassero il robot, che con il budget a disposizione erano riusciti a costruire (al contrario degli altri progetti, che per dimensioni e costi avevano dovuto limitarsi alla presentazione dei progetti su carta). Non solo il piccolo iRobot poteva salire le scale, ma era costruito in modo tale da poter essere direttamente lanciato al piano superiore, facilitando ancora di più le cose. Inutile dire che l'idea conquistò la commissione, aprendo le porte alla fornitura.

Ora dispositivi derivati dal primo prototipo vengono utilizzati dall'esercito, dai vigili del fuoco, dalle squadre di primo soccorso per esplorare zone pericolose, laddove la vita umana sarebbe in pericolo. Le ultime evoluzioni sono state sul campo a Fukushima per mappare le zone 'sicure' vicino ai reattori danneggiati per permettere alle squadre di entrare minimizzando il rischio radiazioni, oppure a Boston dopo i recenti attentati per ricercare residui di esplosivo e reperti per la scientifica.

Tra i campi di applicazione odierni troviamo anche le ricerche archeologiche (ha fatto parlare di sé la spedizione robotica all'interno di una piramide egiziana) e quelle marine, per cui è stato creato appositamente un robot privo di sistema di propulsione in grado di viaggiare in mare analizzando le acque per diversi mesi. Anche in questo caso la semplicità è stata la chiave per ridurre i costi e aumentare l'autonomia: il robot si muove in acqua come un aliante e sfrutta il cambiamento di quota per generare uno movimento orizzontale guidato. Degli alettoni e un sistema di galleggiamento ad assetto variabile sono tutto quello che serve al robot per muoversi. Anche in questo caso si sono già visti usi sul campo, come ad esempio la mappatura delle bolle di petrolio sommerse dopo il disastro della piattaforma BP nel Golfo del Messico.

 
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