ARM pensa al SoC per interconnettere protesi e cervello
Un progetto di ricerca mira ad utilizzare i core Cortex-M10 come base di sviluppo per un chip impiantabile nel cervello e capace di interfacciarsi con appendici protesiche allo scopo di offrire feedback sensoriale all'utente
di Andrea Bai pubblicata il 19 Maggio 2017, alle 18:31 nel canale Scienza e tecnologiaARM
L'ambizione di interconnettere nel profondo uomo e macchina non è una visione che solo Elon Musk sta coltivando: anche la britannica ARM ha annunciato nel corso della giornata di mercoledì un'attività di ricerca e collaborazione con il Sensorimotor Neural Engineering dell'Università di Washington che avrà lo scopo di sviluppare una linea di SoC impiantabili direttamente nel cervello umano così da poter essere utilizzati come interfaccia tra il nostro sistema nervoso e la prossima generazione di protesi.
Lo scopo? Riuscire a sgretolare una delle sfide più importanti che si staglia oggi sullo sviluppo delle appendici protesiche e cioè la mancanza di un feedback sensoriale per l'utente. Se da varie parti si assiste allo sviluppo di protesi "smart", con limitate funzionalità di consapevolezza contestuale, la capacità di trasmettere informazioni sensoriali all'utente è ancora inadeguata. ARM utilizzerà l'attuale tecnologia Cortex-M10, che rappresenta il SoC più piccolo realizzato dalla compagnia. Peter Ferguson, responsabile delle tecnologie healthcare per ARM, ha dichiarato: "Ci sono alcuni dispositivi prototipi ma la sfida è il consumo energetico e il calore generato. E' necessario qualcosa di molto piccolo e con un consumo estremamente basso".
Si tratterebbe quindi di chip "intermediari" o, come li chiama ARM "bi-directional brain-computer interfaces" con lo scopo di decodificare i segnali emessi dal cervello e tradurli in un linguaggio digitale comprensibile alle macchine e viceversa. L'ambizione è molto elevata: il progetto di ricerca, secondo ARM, potrebbe permettere di risolvere problemi di salute anche piuttosto impattanti per la qualità della vita, come accade nel caso di malattie neurogenerative quali il morbo di Parkinson o di Alzheimer o agevolare il recupero dopo episodi di ictus o danni alla spina dorsale.
7 Commenti
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http://waitbutwhy.com/2017/04/neuralink.html
bel pezzo, grazie per il link.
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