Andy Grove: "Bisogna riportare la produzione tecnologica negli USA"

Andy Grove: "Bisogna riportare la produzione tecnologica negli USA"

Lo storico ex-presidente di Intel vede nella filosofia dell'otusourcing dell'industria tecnologica la principale causa della disoccupazione negli Stati Uniti

di pubblicata il , alle 17:18 nel canale Mercato
Intel
 

A distanza di una settimana dall'avvio di una serie di negoziati tra Intel Corporation ed Israele in merito alla costruzione di uno o due nuovi stabilimenti nel paese, Andy Grove, storico ex-pesidente del colosso dei processori, ha espresso la propria opinione sulla pratica dell'industria tecnologica statunitense di delegare la produzione all'esterno: secondo Grove gli Stati Uniti dovrebbero mutare rotta e decidere di mantenere entro i confini nazionali la produzione della tecnologia che essi stessi sviluppano.

In un editoriale pubblicato su Businessweek, Andy Grove ha dichiarato: "La disoccupazione della Bay Aresa è anocr più elevata del 9,7% nazionale. La grande macchina innovatrice della Silicon Valley non ha creato molti posti di lavoro - a meno che si consideri l'Asia, dove la tecnologia americana ha creato posti di lavoro per anni. Oggi, per ciò che concerne la computer industry, la produzione negli USA conta circa 166 mila posti di lavoro, meno rispetto a quanto fosse prima che si assemblasse il primo PC, il MITS Altair 2800 nel 1975. Una efficiente industria di produzione computer è cresciuta invece in Asia, impiegando circa 1,5 milioni di lavoratori".

Andy Grove ha preso le redini di Intel negli anni '80 e '90, trasformandola da un'azienda produttrice di memorie alla più grande azienda di processori del mondo.

"Una nuova industria ha bisogno di un efficiente ecosistema nel quale il know-how tecnologico si accumula, l'esperienza si costruisce sull'esperienza, e si stringono solide relazioni tra fornitori e clienti. Gli Stati Uniti hanno perso la loro carica 30 anni fa quando hanno sospeso la produzione dei dispositivi consumer-electonics" ha commentato Grove, il quale inoltre osserva come il costo della creazione di posti di lavoro sia cresciuto da poche migliaia di dollari per posizione nei primi anni, a qualche centinaia di migliaia di dollari oggi, perché le compagnie ora assumono un minor numero di impiegati dal momento che molto del lavoro è condotto da contractor esteri, solitamente nel continente asiatico. Sebbene questo lavoro ad alto valore, e una gran parte dei profitti, rimangano negli USA, la disoccupazione sta crescendo proprio per aver abbracciato la filosofia di un pesante outsourcing.

"Ma a che genere di società stiamo andando incontro se consta di persone altamente pagate che fanno lavoro ad alto valore aggiunto ed una enorme massa di disoccupati?" è la domanda che si pone Grove, il quale propone una personale visione per rimettere il treno sui giusti binari: "Il primo compito è quello di ricostruire i nostri valori industriali. Dovremmo sviluppare un sistema di incentivi: levare una tassazione estra sui prodotti di produzione estera, i cui soldi dovrebbero essere destinati ad un fondo da rendere disponibile a quelle compagnie che vogliono ampliare le loro operazioni sul territorio nazionale. La disoccupazione è corrosiva, se quello che suggerisco sembra essere una misura protezionista, probabilmente lo è." ha dichiarato l'ex-presidente di Intel.

54 Commenti
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Ultravincent08 Luglio 2010, 20:18 #1
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.
ulk08 Luglio 2010, 20:48 #2
Originariamente inviato da: Ultravincent
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.


Boh loro pensano a guadagnare, se ne fottono dei problemi del proprio paese.
elevul08 Luglio 2010, 22:02 #3
Imho dovrebbe esserci un complesso industriale (o più di uno se il paese è grande e la popolazione alta) in ogni paese, che venga usato da tutte le compagnie per produrre materiale da vendere in quel specifico paese.
La cosa è complicata nel caso dei semiconduttori, visti gli altissimi costi di una fab, però si potrebbe aggirare facendone una ogni tot migliaia di kilometri.
inzimino08 Luglio 2010, 22:19 #4
"Ma a che genere di società stiamo andando incontro se consta di persone altamente pagate che fanno lavoro ad alto valore aggiunto ed una enorme massa di disoccupati?" è la domanda che si pone Grove ...

Ma questo ha scoperto l'acqua calda o cosa??
Ma soprattutto: dov'era questo signore nei 20 anni passati ??
ulk08 Luglio 2010, 22:25 #5
Originariamente inviato da: inzimino
"Ma a che genere di società stiamo andando incontro se consta di persone altamente pagate che fanno lavoro ad alto valore aggiunto ed una enorme massa di disoccupati?" è la domanda che si pone Grove ...

Ma questo ha scoperto l'acqua calda o cosa??
Ma soprattutto: dov'era questo signore nei 20 anni passati ??


Era a farsi i soldi, adesso che si è messo a posto e un pò sente il fiato della morte fa del populismo demagogico.
Narkotic_Pulse___08 Luglio 2010, 22:33 #6
quindi è meglio lasciare a casa 1,5 milioni di persone in asia per assumerne altre negli usa? potevano evitare da subito il casino
avvelenato08 Luglio 2010, 23:38 #7
Originariamente inviato da: Ultravincent
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.


mi sembra una visione miope.
la delocalizzazione fa perdere posti di lavoro ma aumenta la disponibilità di risorse umane verso settori sempre più avanzati.
i settori avanzati sono quelli che vengono creati e tenuti in piedi a livelli concorrenziali grazie a know-how e investimenti in ricerca.
aggiungo inoltre che esistono "settori avanzati" anche dal punto di vista del welfare, e sono cose che si pagano attraverso le tasse, tasse che giustamente devono essere spremute principalmente dalle realtà produttive.
Il know how è quello che avvantaggia gli stati che si sono industrializzati per primi, ed è una risorsa che non va persa ma va protetta con una politica di IP attenta (regolamentare le delocalizzazioni per evitare per quanto possibile che il patrimonio di IP venga assorbito e fatto proprio dai paesi dove si delocalizza, o per lo meno arginare il fenomeno). Gli investimenti sono quelli che aumentano il know-how. Il "welfare avanzato" è il risultato della tassazione degli enti, reinvestito attraverso lo stato sui cittadini per:
a) garantire servizi di prim'ordine ai cittadini, un'uguaglianza sempre meno di facciata e sempre più fattuale, un'assistenza di livello;
b) creare posti di lavoro quando servono;

ragionare in un'ottica che stigmatizza la delocalizzazione significa non voler far partecipare il paese alla competizione che la globalizzazione giocoforza impone, una competizione dalla quale NON ci si può ritirare, e nella quale il risultato, se si perde O SE CI SI TENTA DI RITIRARSI, è la terzomondizzazione del paese.

Parlando dell'america, dove esiste una tra le più ampie forbici di reddito tra i più ricchi e i meno ricchi, mi fa specie che la soluzione alla crisi sia: torniamo a fare le fabbriche in america. Mi sembrerebbe più logico invece, dal momento che c'è una percentuale irrisoria che possiede più della metà delle ricchezze del paese, che questi vengano PESANTEMENTE tassate e i proventi vengano usati per riequilibrare la distribuzione economica, direttamente attraverso posti di lavoro pubblici, indirettamente attraverso servizi prima a pagamento resi gratuiti. (assistenza sanitaria??????)

Parlando invece del nostro paese (è inevitabile!), il nostro è un paese che basa sempre più la sua economia su industrie manifatturiere e turismo, tutte cose NON all'avanguardia per le quali saremo sempre più costretti a competere sul fronte dei prezzi, visto che la competizione qualitativa, è solo questione di tempo, verrà persa a vantaggio dei paesi emergenti.

D'altra parte, se non avessimo delocalizzato la maggior parte delle industrie, ci sarebbe molto più bisogno di operai e molto meno bisogno di diplomati e laureati in italia.
Le nostre aziende guadagnerebbero molto meno e sarebbero tutte costrette a competere con le aziende estere sui costi, non avendo altri plusvalori da giocare. I proventi fiscali sarebbero di conseguenza inferiori e la classe politica sarebbe costretta a tagliare fondi per il welfare: pensioni sempre più alte e sempre più da integrare privatamente, sanità sempre più dipendente da quanto uno paga, istruzione pubblica fatiscente o indecente, nessun incentivo per i meno abbienti, nessun aiuto per la casa, ecc ecc ecc. La terzomondizzazione.
Già adesso abbiamo un tasso di disoccupazione dei titolati, pauroso, e conseguente "fuga dei cervelli". Domanda: chi è così scemo da studiare se il paese ha bisogno soltanto di gente che sa lavorare con le mani? La mia generazione l'hanno fregata col mito "ah se studi tanto avrai una posizione migliore", ma i giovani d'oggi (e i genitori dei giovani d'oggi) non si lasciano infinocchiare allo stesso modo.
DRALKO09 Luglio 2010, 01:46 #8
Outsourcing, si fa perche' conviene, non si fa per filosofia, o perche' il mondo va cosi e bisogna adeguarsi, si fa perche' il lavoro costa meno, in alcuni casi rasenta il ridicolo rapportato ai nostri standard, perche' in alcuni casi le tasse sono agevolate, o sono sensibilmente di meno (non a caso sono stimate in piu di 20.000 le industrie italiane in Romania) e perche' spesso non ci sono regole, almeno non regole rigide come le nostre, in un mondo dove il profitto viene prima di tutto, mi pare semplice la dinamica delle cose. Non so ovviamente la soluzione, non ne capisco tanto di economia, pero' sono fuori dall'Italia per lavoro e alcune dinamiche mi sono chiare, perche' non incentivare per es la creazione di nuovi posti in Italia con agevolazioni invece di lasciare emigrare industrie e lavoratori, spostando il probelam dagli USA a noi? Sarebbe protezionismo? Perche' molto spesso finanziamo aziende che poi con gli stessi soldi statali portano il lavoro fuori dai confini? In nome della globalizzazione stiamo piano piano distruggendo tutto. Globalizzazione che poi esiste solo per il commercio ed il profitto, perche' se poi ti serve qualcosa da un paese all'altro, extracomunitario, tipo un visto, ti devi fare un culo tanto per ottenerlo, sempre che ci riesci (vedi USA).
gipa8609 Luglio 2010, 08:59 #9
il motivo dell' outsourcing è anche quello del prezzo delle infrastrutture, una fabbrica in cina costa un decimo di una fabbrica in lombardia, a pari metratura, certo è costruita peggio, però tanto ci vanno a lavorare i cinesi...
per risolvere il problema del costo del lavoro basterebbe stabilire un ponte aereo che trasferisce tutti i nostri sindacalisti in cina, nel giro di pochi giorni qui si lavorerebbe, e la si farebbero referendum inutili e scioperi.
lagunaloires09 Luglio 2010, 09:23 #10
Originariamente inviato da: gipa86
il motivo dell' outsourcing è anche quello del prezzo delle infrastrutture, una fabbrica in cina costa un decimo di una fabbrica in lombardia, a pari metratura, certo è costruita peggio, però tanto ci vanno a lavorare i cinesi...
per risolvere il problema del costo del lavoro basterebbe stabilire un ponte aereo che trasferisce tutti i nostri sindacalisti in cina, nel giro di pochi giorni qui si lavorerebbe, e la si farebbero referendum inutili e scioperi.


Il tuo ragionamento non fa una grinza... reinventiamo la servitù della gleba allora!

è vero che oggi i sindacati sono diventati una macchina burocratica pesante e, probabilmente hanno perso il loro scopo iniziale che è quello di tutelare i lavoratori, ma non dimenticare che le lotte operaie hanno permesso di dare una parvenza di dignità a tante persone, prova a leggere qualcosa sulle condizioni sociali operaie nel secolo scorso, quando l'italietta cercava di industralizzarsi.
Certo se poi tu sei di sangue blu, fai bene a scrivere i discorsi come sopra: il mito dell'Übermensch sembra connaturato nel dna di quei sempliciotti che hanno qualche quattrino e/o credono di avere antenati blasonati...

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