Apple e le nuove regole dell'editoria digitale

Apple e le nuove regole dell'editoria digitale

Il servizio di fatturazione degli abbonamenti in App Store introduce un punto di rottura rispetto ai modelli di business dell'editoria tradizionale

di pubblicata il , alle 15:29 nel canale Mercato
Apple
 

Il sito web TechCrunch propone una analisi dell'eventuale impatto che il nuovo servizio di fatturazione per abbonamenti proposto da Apple tramite App Store potrebbe avere sull'industria dell'editoria digitale, in maniera particolare delineando le differenze che sussistono con i tradizionali modelli di business di questo settore di mercato.

Ricordiamo che nel corso della giornata di ieri Apple ha reso disponibile per tutti gli editori che propongono i propri contenuti sottoforma di pubblicazioni digitali tramite App Store la possibilità di sfruttare un meccanismo di fatturazione dell'abbonamento direttamente tramite l'applicazione e gestito da Apple, esattamente come avviene nel caso del quotidiano The Daily di News Corp. In questa maniera gli editori corrisponderanno ad Apple il 30% del prezzo di ciascun abbonamento, sia alla prima sottoscrizione, sia ad ogni rinnovo.

Se questo aspetto può essere di poco conto per l'utente, dato che è congruo alla misura delle trattenute che vengono praticate per gli altri acqusiti "oneshot" su App Store, lo stesso non si può dire per gli editori che basano la maggior parte del proprio business su un meccanismo ad abbonamento. Con il nuovo servizio, infatti, Apple trattiene in maniera perpetua il 30% del pagamento dell'utente che decide di sottoscrivere l'abbonamento direttamente dall'applicazione (all'editore è comunque lasciata la possibilità di offrire altri meccanismi di sottoscrizione, anche al di fuori dell'applicazione) finché questi continuerà a fruire della pubblicazione digitale sul proprio dispositivo.

A questo punto, afferma TechCrunch, potrebbe essere facile fare un parallelismo con una tradizionale edicola, laddove App Store diventa la nuova edicola dell'era digitale. Ma è opportuno fare delle distinzioni: se l'edicola tradizionale trattiene infatti una parte del prezzo di copertina come corrispettivo per la vendita di una rivista, allo stato attuale delle cose non vi è nessun intermediario che trattiene una percentuale del prezzo di un abbonamento che un editore pratica ai propri clienti.

La nuova era digitale sta permettendo ad Apple di stabilire nuove regole del gioco: è possibile che grossi gruppi editoriali possano voler provare a resistere o a cercare delle alternative praticabili, ma nel momento in cui il mercato o, meglio, i consumatori sentenzieranno di voler fruire delle pubblicazioni digitali su iPad, gli editori non potranno fare altro che adeguarsi a questo modello. Un modello che potrebbe però mettere a repentaglio il giro di affari degli editori che si trovano costretti a lasciare alla Mela una parte abbastanza consistente dei propri introiti, senza ricevere alcunché in cambio.

Da una situazione del genere potrebbero essere le nuove realtà a trarre vantaggio, avendo la libertà di mettere in campo una strategia svincolata da eredità di business e tradizioni e la possibilità di costruire il proprio pubblico andando ad attingere dal bacino d'utenza di iPad.

8 Commenti
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sesshoumaru16 Febbraio 2011, 16:00 #1
Un modello che potrebbe però mettere a repentaglio il giro di affari degli editori che si trovano costretti a lasciare alla Mela una parte abbastanza consistente dei propri introiti, senza ricevere alcunché in cambio.


Premesso che non condivido del tutto la mossa di apple, sono però in disaccordo con questa affermazione.
Gli editori ricevono parecchio in cambio:

1) Una vetrina non da poco che è l'app store.

2) Un numero elevato di potenziali clienti che, dati alla mano, acquistano più dei clienti di altre piattaforme.

3) Un sistema di update storage e distribuzione completamente a carico di Apple.
CrapaDiLegno16 Febbraio 2011, 16:46 #2
Manca una parte delle nuove regole però.
Perché facendo così Apple si sarebbe solo assicurata che sui propri prodotti l'abbonamento ad un servizio sarebbe costato il 30% in più rispetto a prodotti che non usano il servizio di acquisto di Apple (chi ha detto Android?)
Invece c'è un altro vincolo che impone che il prezzo dell'abbonamento fatto al di fuori del servizio Apple costi esattamente come quello effettuato con esso. Cioè, se vuoi il pulsante "abbonati" nell'applicativo devi lasciare il 30% dei tuoi ricavi a Apple, mentre se ti procuri l'abbonamento direttamente tramite il sito del distributore/creatore dei contenuti hai il guadagno pieno.
Magari i distruboti trovano l'escamotage sulla regola e comunque riescono a proporre l'abbonamento per prodotti Apple con una sovraprezzo del 30% rispetto a quello per tutto il resto del mondo digitale (think different! Che delusione).


II ARROWS16 Febbraio 2011, 17:01 #3
Basta che il tasto "abbonati" sia un link verso una pagina particolare del sito della rivista... all'utente non cambierà nulla.
khelidan198016 Febbraio 2011, 17:21 #4
Originariamente inviato da: CrapaDiLegno
Manca una parte delle nuove regole però.
Perché facendo così Apple si sarebbe solo assicurata che sui propri prodotti l'abbonamento ad un servizio sarebbe costato il 30% in più rispetto a prodotti che non usano il servizio di acquisto di Apple (chi ha detto Android?)
Invece c'è un altro vincolo che impone che il prezzo dell'abbonamento fatto al di fuori del servizio Apple costi esattamente come quello effettuato con esso. Cioè, se vuoi il pulsante "abbonati" nell'applicativo devi lasciare il 30% dei tuoi ricavi a Apple, mentre se ti procuri l'abbonamento direttamente tramite il sito del distributore/creatore dei contenuti hai il guadagno pieno.
Magari i distruboti trovano l'escamotage sulla regola e comunque riescono a proporre l'abbonamento per prodotti Apple con una sovraprezzo del 30% rispetto a quello per tutto il resto del mondo digitale (think different! Che delusione).


Delusione? Perchè? Mettere il proprio prodotto su App Store ti da una visibilità immensa, chiaro che Apple ci debba guadagnare ma penso proprio che gli editori ci guadagneranno comunque e molto senza alzare il prezzo.

Un modello che potrebbe però mettere a repentaglio il giro di affari degli editori che si trovano costretti a lasciare alla Mela una parte abbastanza consistente dei propri introiti, senza ricevere alcunché in cambio.


Senza niente in cambio? LOL questa è bella
anac17 Febbraio 2011, 00:02 #5
il prezzo tramite app store e diretto dell'editore deve essere lo stesso quindi : o il venditore ci perde vendendo con apple o ci guadagna vendendo in proprio

cmq penso che ormai apple stia tirando il collo a tutti utenti ed editori
Vas.ko!17 Febbraio 2011, 09:03 #6
In questo caso quanto fatto da apple non mi dispiace neanche un po'.
Ammettiamo di creare una rivista che pubblica racconti brevi (scritti in proprio), uno al mese magari, prezzo: 1 euro a numero, 6 euro l'abbonamento annuo. Se già solo piaci a mille persone, tutti abbonati, apple ti offre la possibilità senza doverti occupare per nulla di distribuzione o visibilità di portarti a casa 4'000 euro all'anno per un hobby.
Grazie al software molti piccoli programmatori hanno potuto incassare qualcosa, lo stesso ora è permesso a chi non sa scrivere software ma solo scrivere :-) e il prossimo passo saranno i libri. E vi posso assicurare, le case editrici e gli editori in genere pelano ben altro che il 30%, e non credo riescono a proporre una vetrina importante quanto l'app store.
Davis517 Febbraio 2011, 10:38 #7
il 30% di apple nel caso delle applicazioni prevede che TUTTI i costi relativi ai server siano a carico di apple e non a carico dell'editore, che si limita a fare un singolo upload sui loro server...
presumo che anche per i contenuti editoriali facciano cosi'...

non c'e' solo il fattore visibilita' parco clienti ecc...
pierr17 Febbraio 2011, 12:51 #8
Con tutto il potere che hanno gli editori mi stupisco che stiano ancora a contrattare con Apple.
Secondo me stanno temporeggiando in attesa di un'alternativa più conveniente per loro e buona per i consumatori, quando ci sarà spingeranno i clienti verso l'alternativa.
Con i giornali e simili potrebbero permettersi di indirizzare il pubblico come vogliono.

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