I debiti dell'IT: in vista un 2012 di acquisizioni?

I debiti dell'IT: in vista un 2012 di acquisizioni?

Molte aziende tecnologiche sono a rischio di dissesti finanziari nei prossimi due anni: una situazione che favorirà l'innescarsi di operazione di fusione per il prossimo anno

di pubblicata il , alle 08:16 nel canale Mercato
 

La società di analisi di mercato AlixPartners LLP pubblica il resoconto di uno studio condotto su 1195 realtà del panorama hi-tech che permette di ottenere una nuova chiave di lettura, soprattutto in ottica futura, delle recenti acquisizioni avvenute sul mercato, tra le quali la proposta di Google a Motorola e quella di AT&T a T-Mobile. Lo studio evidenzia come, nonostante le forti opportunità di crescita a livello globale per il settore hi-tech, vi sia un divario sempre più ampio tra le realtà vincenti e perdenti. In particolare, per via di una concorrenza sempre più agguerrita nei settori in via di maturazione, una bassa propensione all'investimento di nuovi capitali e ad un carico di debiti piuttosto ingombrante, AlixPartners prevede che nel corso del 2012 si verificheranno numerose altre attività di "Merger and Acquisition" che potrebbero coinvolgere compagnie anche piuttosto importanti.

Lo studio ha rilevato come in un periodo di violente oscillazioni del mercato e di particolare incertezza economica, l'industria hi-tech sia stata capace di assorbire bene il contraccolpo della recessione, con un declino nei fatturati del 2009 solamente del 3%, seguito da una crescita dell'8% nel 2010 e da un 2011 che nel corso del primo trimestre ha mostrato una crescita del 10%.

Il settore dei semiconduttori è quello che ha sofferto maggiormente la crisi, con una flessione dei fatturati nel 2009 pari al 15%. Di contro è anche quello che ha mostrato la miglior ripresa con fatturati in crescita del 29% nel 2010. Sul fronte della profittabilità sono stati il settore del software e quello delle telecomunicazioni a mostrare le migliori prestazioni nel 2010, rispettivamente con margini EBITDA del 33% e del 31%. Le telecomunicazioni, in particolare, ben supportate dalla crescita del mobile, costituiscono il 43% (2100 miliardi di dollari) del fatturato annuale dell'industria hi-tech pari a 4800 miliardi di dollari e contribuiscono per quasi i 2/3 di profitti pre-tax dell'industria pari a 1000 miliardi di dollari.

Karl Roberts, managing director per AlixPartners e responsabile della divisione High-Tech Practice della compagnia, ha dichiarato: "Nel complesso l'industria hi-tech è emersa dalla recessione relativamente illesa ed ora sta mostrando buoni risultati. Tuttavia l'industria chiede investimenti aggressivi ed innovazione e, per via dell'intensa concorrenza da tutti gli angoli del pianeta, stretti margini di errori esecutivi ed elevati debiti in molti settori, si sta verificando un ampliamento del divario tra i vincenti ed i perdenti. Di conseguenza ci aspettiamo mosse e cambiamenti strategici in particolare da parte dei protagonisti più forti".

Lo studio condotto da AlixPartners evidenzia come vi siano persistenti preoccupazioni in merito alle capacità finanziare di numerose compagnie hi-tech. Secondo l'analisi il 44% (un leggero calo dal 49% del 2009) delle compagnie sono ancora esposte al rischio di problemi finanziari (bancarotta o default nel giro di due anni, se non dovessero essere prese azioni correttive). In altri termini si tratta del 56% del fatturato dell'industria che è a rischio di problemi finanziari.

Il dato che fa ancor più impressione è come, secondo lo studio di AlixPartners, l'87% delle compagnie consumer electronics sia a rischio, segnando una netta crescita dal 46,5% del 2009. Le motivazioni sono principalmente da individuare nei risicati margini di profitto, conseguenza di una debole domanda dovuta all'economia stagnante e alla feroce concorrenza su scala globale. Anche le compagnie impegnate nel mercato delle telecomunicazioni non sono immuni da rischi: il 75% circa potrebbe presto incontrare problemi, in prima istanza per via degli elevati debiti contratti allo scopo di espandere le infrastrutture e finanziare le operazioni di acquisizione.

"L'industria hi-tech, più di qualunque altro settore, si trova dinnanzi ad un circolo vizioso rappresentato dalla costante necessità di investire capitali per spingere l'innovazione di prodotto e la differenziazione per mantenere il passo delle nuovi tecnologie. Servono molti capitali per sostenere l'avanzamento tecnologico, specialmente per il settore delle telecomunicazioni, della consumer electronics e dell'hardware e di conseguenza anche molte realtà in grado di registrare risultati solidi sono comunque appesantite da debiti elevati. Questa situazione, combinata con la poco entusiasmante situazione economica globale, innescherà verosimimente numerose iniziate di consolidamento" ha commentato Roberts.

Dall'analisi emerge inoltre una serie di problemi geografici, che potrebbero avere impatto sulle prestazioni di diverse realtà. Roberts evidenzia infatti come le compagnie asiatiche tendano ad accettare di ridurre ulteriormente i propri margini allo scopo di conquistare più quote di mercato, svantaggiando così le compagnie di Europa e Nord America. L'Europa intanto ha ridotto i livelli di investimenti (calcolate come percentuale dei fatturati) dal 10,2% registrato nel 2006 al 9,4% del 2010. Nell'Europa dell'est, inoltre, si registrano margini EBITDA superiori del 5% rispetto all'Europa occidentale, per via di costi del lavoro inferiori.

Secondo AlixPartner questa situazione potrebbe presentare alcune opportunità a compratori private-equity che si specializzano sull'acquisizione di piccole realtà o di realtà che si trovano in una condizione di dissesto finanziario. Il settore dell'hi-tech, infatti, a differenza di numerosi altri settori che sono a crescita zero, continua a rappresentare un'opportunità di investimento a basso rischio.

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